Sto leggendo con estremo interesse il libro "Terra Madre" di Carlo Petrini, che affronta il tema della ecosostenibilità a tavola. Sono fortemente convinto che la questione alimentare sia di una fondamentale importanza per la salvaguardia del pianeta ed è per questo che suggerisco la lettura del libro.
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Il libro di Terra Madre (Slow Food Editore) |
Tra i brani più interessanti riporto quelli che ci indicano come non farci mangiare dal cibo: per capire che non si tratta di un paradosso, vi invito a leggere di seguito le parole dell'autore:
"Un luogo comune che ha trionfato con il trionfare del consumismo, è il pregiudizio che riguarda il prezzo del cibo: ciò che mangiamo deve costare poco, il meno possibile. E' naturale che all'interno di un mercato si prediliga il prodotto che costa meno, ma lo si dovrebbe fare a parità di qualità, o potendo comunque scegliere un livello di qualità adatto alle proprie esigenze. Tuttavia per il cibo non è più così: deve costare poco e basta. Sono sufficienti pochi centesimi di aumento del prezzo di verdure o pasta, per riempire i giornali di reazioni indignate. La gente però non protesta allo stesso modo se i conti correnti in banca o le tariffe telefoniche sono più care, o se una chiamata all'antennista ci fa spendere l'equivalente di una cena per due persone al ristorante.
Questo è il risultato prodotto dalla trasformazione del cibo in un bene di consumo spogliato di tutti i suoi valori materiali, culturali e spirituali. Il denaro ha soppiantato nettamente altri valori per diventare l'ambito segreto della felicità.
Così non si produce più il cibo per mangiarlo, ma per venderlo. Il prezzo diventa la principale, se non l'unica, discriminante per la scelta.
Sottoporre il cibo a queste leggi crea un'omologazione dei prodotti che tende a ridurre la biodiversità e favorisce le monocolture dannose per l'ambiente.
La totale mercificazione del cibo è il segno della degenerazione di valori nella società. E' necessario capire che ci sono pratiche di valore, che magari non sono convenienti in termini monetari - come fare la conserva in casa - perchè ci costerebbe sicuramente meno comprarla già fatta - ma che ci fanno guadagnare dal punto di vista della convivialità, della gratificazione personale, del servizio alla comunità, della salvaguardia dell'ambiente, in una parola: del benessere.
In nome della religione del denaro abbiamo creato immani disastri: il cibo spogliato del suo significato autentico finisce con il mangiarci. Privato di valori culturali, sociali, ambientali, il cibo da oggetto di attenzione, di cura, di orgoglio - da vera risorsa - diventa un mostro che devasta le campagne dal punto di vista sociale ed ecologico, che crea iniquità ovunque. Lo si può sprecare con noncuranza e ci lascia infine soli nell'incertezza.
[...]
L'industrializzazione spinta del settore agroalimentare relega la qualità in secondo piano rispetto a quantità, produttività, omogeneizzazione dei prodotti e serialità spinta. Ma la natura è il contrario di tutto questo. La natura è complessità, indeterminatezza, diversità, multifunzionalità.
Negli ultimi 100 anni c'è stata una gravissima riduzione della biodiversità a favore dell'omologazione.
Negli ultimi anni l'uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi è aumentato in maniera esponenziale. Questi prodotti, estranei al ciclo naturale, a lungo andare, compromettono la fertilità dei suoli fino ad ucciderli: il terreno è una cosa viva e noi lo stiamo letteralmente ammazzando. Crediamo di pagare poco il cibo, ma paghiamo un prezzo caro e occulto, sia in termini ecologici, per la capacità futura della Terra di produrre cibo, sia per la qualità della nostra vita e della nostra salute e anche nei confronti delle generazioni future. Il prezzo basso del cibo non soltanto impoverisce il suo valore, ma nasconde dentro di sè tutto ciò che stiamo facendo alla Terra.
Prima o poi qualcuno dovrà pagare e alla fine saranno proprio i "consumatori", convinti oggi di fare un affare spendendo poco per mangiare."