Itinerario di 15 giorni nel Centro-Sud del Paese
Il Madagascar è un'isola bellissima e difficilissima, piena di meravigliose risorse, ma afflitta anche da grossi problemi di natura sociale, politica ed ambientale. Fare un viaggio in Madagascar significa vivere la vera Africa, con le sue incredibili bellezze naturali e con la sua tremenda povertà: è un Paese tutto da esplorare, ed il viaggio, è uno di quei viaggi che lascia il segno, avendo un enorme impatto emotivo.
L'itinerario qui proposto dura due settimane e va ad esplorare la zona dell'Altopiano Centrale e parte del Sud del Paese, passando per alcuni tra i più bei parchi naturali e con due soste al mare, una sulla costa Est e l'altra sulla costa Ovest. Parte del viaggio è infine dedicata alla conoscenza di alcuni progetti umanitari che vengono portati avanti nel Paese.
L'itinerario qui proposto dura due settimane e va ad esplorare la zona dell'Altopiano Centrale e parte del Sud del Paese, passando per alcuni tra i più bei parchi naturali e con due soste al mare, una sulla costa Est e l'altra sulla costa Ovest. Parte del viaggio è infine dedicata alla conoscenza di alcuni progetti umanitari che vengono portati avanti nel Paese.
E' molto complesso girare in maniera indipendente il Madagascar: le strade sono infatti difficilmente percorribili senza l'aiuto di un autista e muoversi con i mezzi pubblici è un impresa titanica. Non esistono indicazioni e senza l'aiuto di un mediatore locale anche la semplice prenotazione di un albergo può diventare un problema.
Per queste ragioni, abbiamo deciso di intraprendere il viaggio servendoci dell'aiuto di un'agenzia: la scelta è ricaduta su Viaggi e Miraggi, un'agenzia che si occupa di turismo responsabile.
Come altre agenzie turistiche di questo tipo (ad esempio Perù Etico), Viaggi e Miraggi propone esperienze di viaggio che non siano solo veloci visite turistiche nei luoghi di maggiore interesse, ma che siano, per quanto possibile, una vera e propria immersione in quella che è la cultura locale e nella vita del Paese che si va a visitare. Parte delle spese che si affrontano con questa agenzia vanno a finanziare progetti locali di natura sociale ed ambientale. Inoltre le strutture alberghiere sono tutte gestite da persone del luogo e mai da multinazionali straniere. In questo modo è possibile diminuire l'impatto ambientale del proprio viaggio e si può contribuire allo sviluppo delle economie locali. Gli spostamenti avvengono in parte attraverso mezzi locali ed in parte con mezzo privato.
Hobi rientra nel progetto Diako, uno dei progetti di Koinonia, associazione malgascia che si va in parte a finanziare con questo viaggio. Il progetto ha come obiettivo quello di promuovere il turismo in Madagascar servendosi del lavoro di guide e autisti locali.
Con Hobi ci siamo trovati benissimo, così come anche con tutti gli altri membri del progetto Diako che avremmo conosciuto durante il viaggio.
Dopo aver cambiato gli Euro in Ariary, la moneta locale, un mezzo privato ci ha condotto nel buio della notte di Tanà al nostro albergo, il "Chez Jeanne", discreto e pulito, dove ci siamo potuti godere un sonno ristoratore in attesa del primo spostamento previsto per il giorno seguente.
Il viaggio è durato 6 ore, con una sola sosta per il pranzo lungo il percorso in un Hotely, una sorta di autogrill di infima qualità. Nonostante fossimo posizionati nei due posti anteriori il viaggio ci è sembrato infinitamente lungo e stancante, ma di certo il viaggio in taxibrousse è un'esperienza che va fatta, in quanto permette di calarsi appieno nella realtà locale, comprendendo parte dello stile di vita delle persone di questo Paese. Partiti di prima mattina, siamo arrivati ad Ambositra poco prima del tramonto, dopo aver percorso qualche centinatio di chilometri lungo la famigerata Route nr 7, la strada principale del Madagascar. Il Motel Violette, dove avremmo passato due notti, era molto carino, pulito e con il bagno in camera, doccia e corrente elettrica tutto il giorno. Dopo una rapida cena a base di riso e carne di zebù, il manzo locale, siamo crollati a letto stanchissimi, per un lungo sonno ristoratore.
Giunti infine al villaggio, abbiamo assistito alle varie fasi della lavorazione della seta e, al termine della visita, abbiamo acquistato alcune sciarpine prodotte dagli abitanti del villaggio stesso. Al villaggio abbiamo anche pranzato, sedendoci su delle semplici stuoie e gustando verdure bollite con riso e patate fritte, tutto molto buono, in un'atmosfera molto particolare. Il villaggio è pieno di bambini e nonostante vivano con poco, sono tutti sorridenti e felici.
Il viaggio di ritorno da Soatanana ad Ambositra è stato piuttosto complicato. L'auto infatti ha iniziato a dare segni di cedimento fermandosi più volte. Ma ad ogni sosta l'autista è riuscito, con un paio di manovre al motore, a far miracolosamente ripartire la macchina.
Tra una sosta e l'altra siamo dunque riusciti a tornare in città ed abbiamo potuto incontrare Nicola Gandolfi, un italiano che si occupa di un progetto di riforestazione di un'area del Madagascar (il progetto Vohidahy). Abbiamo infatti rapidamente capito che le foreste del Madagascar sono seriamente minacciate dalla pratica del "taglia e brucia" effettuata dai contadini i quali, per ricavare nuovi territori per le loro colture, non esitano a dar fuoco e a disboscare aree sempre più grandi di foresta tropicale. Inoltre molti alberi come il palissandro ed il boise de rose vengono tagliati per il loro legno pregiato, che viene venduto all'estero ed in particolare alla Cina. La ricchezza naturale dell'intero paese è dunque fortemente a rischio ed è per questo che Nicola ha dato vita all'associazione Tsiry Parma, con la quale cerca di difendere la foresta tropicale malgascia attraverso una gestione sostenibile delle risorse forestali e l'attivazione di programmi agricoli eco-compatibili.
Terminato l'interessante incontro con Nicola siamo tornati in albergo per la cena preparandoci per un nuovo viaggio, questa volta in direziona di Fianarantsoa.
Abbiamo avuto qualche minuto per giocare con i bambini e vedere il progetto che la suora sta portando avanti, fin quando, verso la metà della mattinata, non ci siamo dovuti recare alla stazione dei Taxi Brousse di Ambositra dove, con il prezioso aiuto della nostra mediatrice Hobi, abbiamo acquistato i biglietti per il viaggio da Ambositra a Fianarantsoa.
Ancora una volta la fortuna è stata dalla nostra parte e ci siamo potuti sedere nei posti anteriori del pulmino. Tutti gli altri, stipati dietro, erano in numero certamente maggiore a quello della capienza massima del taxi Brousse. Anche questo secondo viaggio è stato faticosissimo, anche perchè la strada per Fianà tende e peggiorare man mano che ci si sposta verso Sud e le buche diventano sempre più veri e propri crateri da attraversare con molta prudenza. Inoltre, giunti a metà percorso, dopo la sosta per il pranzo, l'autista ha pensato bene di far salire altri passeggeri tanto che nel momento di massimo affollamento abbiamo contato nella prima fila del pulmino dietro i nostri sedili ben 12 persone tra adulti e bambini (quando la capienza teorica di ogni fila è di massimo 3 persone). Il viaggio è durato tra le 4 e le 5 ore, e siamo arrivati in città un'ora prima del tramonto. A Fianarantsoa abbiamo conosciuto Lanto, che sarebbe stato il nostro autista negli spostamenti successivi, e Felana. Felana è la responsabile del progetto Diako, all'interno dell'associazione Koinonia: tale progetto è il ponte di collegamento tra l'agenzia Viaggi e Miraggi e la realizzazione in loco del viaggio vero e proprio: infatti sono stati i ragazzi del progetto Diako a farci da mediatori, guide e autisti lungo tutto il nostro percorso in Madagascar. Grazie a Felana inoltre, abbiamo potuto sperimentare cosa significa vivere in una casa malgascia. Per la notte infatti non avevamo alcun albergo prenotato, ma abbiamo dormito proprio in casa sua. E' stata un'esperienza molto bella, anche perchè, oltre all'alloggio, abbiamo avuto anche la fortuna di mangiare in casa con Felana ed i suoi parenti, e ci siamo veramente sentiti parte di una famiglia, in un tipo di situazione che è molto difficile ritrovare nei viaggi tradizionali. A nostra disposizione c'era una stanza, mentre abbiamo condiviso il bagno e la doccia (con acqua calda) con parte della famiglia di Felana.
Come di consueto siamo andati a dormire molto presto.
Si tratta di un treno vecchio e scomodo con stretti sedili di legno risalente all'epoca dei coloni francesi che lo utilizzavano per lo più per lo spostamento delle merci. Ma non è la (s)comodità dei sedili il problema principale: il vero problema di questo treno è infatti la risposta ad alcune domande che ad ogni viaggio tutti si chiedono: partiremo oggi? Se partiremo, arriveremo? E se arriveremo, a che ora arriveremo? I tempi per coprire i 160 Km che separano le due città sono infatti molto variabili: di questo treno non si capisce mai se riuscirà a partire ed a che ora, non si conosce il tempo di sosta nelle varie fermate lungo il percorso e si può solo pregare che non accadano guasti al locomotore. I nostri mediatori ci avevano informato che, soprattutto negli ultimi tempi, il treno tendeva ad avere problemi, con partenze ritardate di svariate ore e tempi di percorrenza che potevano superare le 12 ore.
Tutto sommato siamo stati quindi fortunati: il nostro treno infatti è partito con sole due ore di ritardo ed è arrivato dopo 12 ore, un tempo di percorrenza a quanto pare accettabile.
Fondamentale è stato accaparrarsi dei biglietti di prima classe con prenotazione dei posti a sedere: la prima classe infatti non era altro che un piccolo vagone che si è riempito all'inverosimile di persone che sono rimaste in piedi con un quantitativo di bagagli inimmaginabile. La seconda classe era invece del tutto inavvicinabile: nel vagone di seconda classe è entrato infatti un numero incommensurabile di persone che si sono accalcate in un modo che non può essere nè descritto nè immaginato: solo noi, dopo averlo visto con i nostri occhi, possiamo capire chi e cosa c'era in quel vagone di seconda classe. Altri vagoni erano unicamente adibiti al trasporto merci.
Nonostante le precarie e difficili condizioni di viaggio, l'esperienza è stata fantastica. A livello paesaggistico il percorso è straordinario: il treno attraversa infatti spettacolari montagne ricoperte dalla foresta tropicale.
Ed a livello umano è un'esperienza altrettanto significativa: il treno si ferma infatti lungo il percorso in svariati villaggi il cui unico mezzo di contatto con il resto del Paese è proprio questo treno che passa una volta ogni 3 giorni.
Ad ogni sosta si scatena un mercato di qualsiasi tipo di merce, ma soprattutto di prodotti alimentari.
Siamo partiti alle nove e mezza del mattino e siamo arrivati alle nove e mezza di sera, percorrendo le ultime ore di viaggio nel buio più totale in quanto, dopo il tramonto, non ci sono luci che illuminino la carrozza. Ma fuori la notte era illuminata da milioni di stelle e, al livello del bosco, da centinaia di lucciole (mai viste così tante) che hanno reso particolare anche la parte notturna di questo infinito viaggio.
La stanchezza alla fine era molta, ma all'arrivo a Manakara ci aspettava un albergo con tanto di acqua calda, mentre siamo rimasti sconvolti nel constatare che alcune persone, che avrebbero dovuto proseguire nel viaggio con un Taxi Brousse, dato il tardo orario, si sono posizionate con delle stuoie nella hall della stazione per passarvi la notte in attesa della mattina. Quelle persone, che avevano fatto il viaggio in seconda classe si preparavano ad una notte in stazione e l'indomani avrebbero viaggiato con un Taxi Brousse. Abituati alle comodità del nostro mondo occidentale, ci risultano inconcepibili queste situazioni, ma proprio il vedere e constatare queste realtà ci ha spinto a riflettere molto sulle differenze che ci sono nel nostro mondo ed all'ingiustizia di fondo che distingue fortemente i popoli dei paesi occidentali da quelli dei paesi in via di sviluppo.
L'esperienza del treno Fianà - Manakara è molto dura, ma è una vera esperienza di vita malgascia che andrebbe provata da tutti i viaggiatori. E' un pezzo di Madagascar che non si può perdere e che noi sicuramente non dimenticheremo mai.
Come altre agenzie turistiche di questo tipo (ad esempio Perù Etico), Viaggi e Miraggi propone esperienze di viaggio che non siano solo veloci visite turistiche nei luoghi di maggiore interesse, ma che siano, per quanto possibile, una vera e propria immersione in quella che è la cultura locale e nella vita del Paese che si va a visitare. Parte delle spese che si affrontano con questa agenzia vanno a finanziare progetti locali di natura sociale ed ambientale. Inoltre le strutture alberghiere sono tutte gestite da persone del luogo e mai da multinazionali straniere. In questo modo è possibile diminuire l'impatto ambientale del proprio viaggio e si può contribuire allo sviluppo delle economie locali. Gli spostamenti avvengono in parte attraverso mezzi locali ed in parte con mezzo privato.
Giorno 1 - Arrivo ad Antananarivo
Per quanto riguarda il volo aereo non ci sono molte scelte: solo Air France permette il doppio collegamento Italia-Parigi e Parigi-Antananarivo. In ogni caso non esiste un volo diretto. Il nostro aereo è atterrato puntuale a Tanà intorno alle 23:00, ma per uscire dall'aeroporto ci sono volute quasi due ore, durante le quali, nel caos più totale, ci hanno controllato i passaporti ed abbiamo recuperato i bagagli. Ad aspettarci all'uscita dell'aeroporto c'era il nostro mediatore, Hobi, una ragazza malgascia che ci avrebbe fatto da guida per la maggior parte del tempo durante il nostro viaggio.Hobi rientra nel progetto Diako, uno dei progetti di Koinonia, associazione malgascia che si va in parte a finanziare con questo viaggio. Il progetto ha come obiettivo quello di promuovere il turismo in Madagascar servendosi del lavoro di guide e autisti locali.
Con Hobi ci siamo trovati benissimo, così come anche con tutti gli altri membri del progetto Diako che avremmo conosciuto durante il viaggio.
Dopo aver cambiato gli Euro in Ariary, la moneta locale, un mezzo privato ci ha condotto nel buio della notte di Tanà al nostro albergo, il "Chez Jeanne", discreto e pulito, dove ci siamo potuti godere un sonno ristoratore in attesa del primo spostamento previsto per il giorno seguente.
Giorno 2 - Viaggio da Antananarivo ad Ambositra
I primi giorni di viaggio sono i più duri in quanto prevedono molti spostamenti su lunghe distanze e con mezzi decisamente scomodi: l'unico mezzo pubblico in Madagascar è infatti il Taxibrousse, un pulmino (teoricamente da 9 posti) che viene riempito all'inverosimile di persone e cose. La mattina del secondo giorno ci siamo recati con un taxi proprio alla stazione dei taxibrousse di Tanà e, grazie alla nostra mediatrice Hobi, siamo riusciti a conquistarci due posti posti davanti (i più ambiti) del taxi brousse diretto ad Ambositra.Taxi Brousse |
Il viaggio è durato 6 ore, con una sola sosta per il pranzo lungo il percorso in un Hotely, una sorta di autogrill di infima qualità. Nonostante fossimo posizionati nei due posti anteriori il viaggio ci è sembrato infinitamente lungo e stancante, ma di certo il viaggio in taxibrousse è un'esperienza che va fatta, in quanto permette di calarsi appieno nella realtà locale, comprendendo parte dello stile di vita delle persone di questo Paese. Partiti di prima mattina, siamo arrivati ad Ambositra poco prima del tramonto, dopo aver percorso qualche centinatio di chilometri lungo la famigerata Route nr 7, la strada principale del Madagascar. Il Motel Violette, dove avremmo passato due notti, era molto carino, pulito e con il bagno in camera, doccia e corrente elettrica tutto il giorno. Dopo una rapida cena a base di riso e carne di zebù, il manzo locale, siamo crollati a letto stanchissimi, per un lungo sonno ristoratore.
Giorno 3 - Il villaggio di Soatanana
Finalmente, dopo due giorni di viaggio, è arrivato il primo giorno utile per esplorare il territorio. Dopo un'ottima colazione con thè e croissant al Motel Violette, siamo andati nel centro di Ambositra per prendere un taxi che ci avrebbe portato al Villaggio della Seta di Soatanana: il taxi ha rappresentato parte dell'avventura essendo una Peugeot 309 del secolo scorso semidistrutta dall'uso e dal tempo, un auto che ha dovuto affrontare una strada in gran parte sterrata e sconnessa. Lungo il percorso ci siamo fermati prima al mercato dei colori (in un villaggio vicino ad Ambositra) e poi una seconda volta per visitare una parte di territorio che viene coltivata per produrre la seta che viene poi utilizzata a Soatanana.Il Mercato dei Colori |
Giunti infine al villaggio, abbiamo assistito alle varie fasi della lavorazione della seta e, al termine della visita, abbiamo acquistato alcune sciarpine prodotte dagli abitanti del villaggio stesso. Al villaggio abbiamo anche pranzato, sedendoci su delle semplici stuoie e gustando verdure bollite con riso e patate fritte, tutto molto buono, in un'atmosfera molto particolare. Il villaggio è pieno di bambini e nonostante vivano con poco, sono tutti sorridenti e felici.
Il villaggio di Soatanana |
Il viaggio di ritorno da Soatanana ad Ambositra è stato piuttosto complicato. L'auto infatti ha iniziato a dare segni di cedimento fermandosi più volte. Ma ad ogni sosta l'autista è riuscito, con un paio di manovre al motore, a far miracolosamente ripartire la macchina.
Problemi al taxi |
Tra una sosta e l'altra siamo dunque riusciti a tornare in città ed abbiamo potuto incontrare Nicola Gandolfi, un italiano che si occupa di un progetto di riforestazione di un'area del Madagascar (il progetto Vohidahy). Abbiamo infatti rapidamente capito che le foreste del Madagascar sono seriamente minacciate dalla pratica del "taglia e brucia" effettuata dai contadini i quali, per ricavare nuovi territori per le loro colture, non esitano a dar fuoco e a disboscare aree sempre più grandi di foresta tropicale. Inoltre molti alberi come il palissandro ed il boise de rose vengono tagliati per il loro legno pregiato, che viene venduto all'estero ed in particolare alla Cina. La ricchezza naturale dell'intero paese è dunque fortemente a rischio ed è per questo che Nicola ha dato vita all'associazione Tsiry Parma, con la quale cerca di difendere la foresta tropicale malgascia attraverso una gestione sostenibile delle risorse forestali e l'attivazione di programmi agricoli eco-compatibili.
Terminato l'interessante incontro con Nicola siamo tornati in albergo per la cena preparandoci per un nuovo viaggio, questa volta in direziona di Fianarantsoa.
Giorno 4 - Viaggio da Ambositra a Fianarantsoa
La mattinata del quarto giorno è cominciata con un incontro molto emozionante ed intenso, quello con Suor Yvonne, una suora che si occupa di circa 300 bambini con problemi di abbandono e malnutrizione. La suora gestisce una sorta di casa-famiglia e cerca di aiutare tutti quei bambini che vivono ai margini della società perchè orfani o con grossi problemi familiari alle spalle. Li preleva spesso dalle discariche dove questi ragazzini cercano qualcosa da mangiare, o dalla strada, dove dormono, in quanto non hanno una casa. E' stata una mattinata dal forte impatto emotivo: personalmente era la prima volta in vita mia che incontravo bambini denutriti con arti esili e ventri gonfi e vederli ci ha trasmesso un senso di smarrimento.Al centro di Suor Yvonne |
Abbiamo avuto qualche minuto per giocare con i bambini e vedere il progetto che la suora sta portando avanti, fin quando, verso la metà della mattinata, non ci siamo dovuti recare alla stazione dei Taxi Brousse di Ambositra dove, con il prezioso aiuto della nostra mediatrice Hobi, abbiamo acquistato i biglietti per il viaggio da Ambositra a Fianarantsoa.
Ancora una volta la fortuna è stata dalla nostra parte e ci siamo potuti sedere nei posti anteriori del pulmino. Tutti gli altri, stipati dietro, erano in numero certamente maggiore a quello della capienza massima del taxi Brousse. Anche questo secondo viaggio è stato faticosissimo, anche perchè la strada per Fianà tende e peggiorare man mano che ci si sposta verso Sud e le buche diventano sempre più veri e propri crateri da attraversare con molta prudenza. Inoltre, giunti a metà percorso, dopo la sosta per il pranzo, l'autista ha pensato bene di far salire altri passeggeri tanto che nel momento di massimo affollamento abbiamo contato nella prima fila del pulmino dietro i nostri sedili ben 12 persone tra adulti e bambini (quando la capienza teorica di ogni fila è di massimo 3 persone). Il viaggio è durato tra le 4 e le 5 ore, e siamo arrivati in città un'ora prima del tramonto. A Fianarantsoa abbiamo conosciuto Lanto, che sarebbe stato il nostro autista negli spostamenti successivi, e Felana. Felana è la responsabile del progetto Diako, all'interno dell'associazione Koinonia: tale progetto è il ponte di collegamento tra l'agenzia Viaggi e Miraggi e la realizzazione in loco del viaggio vero e proprio: infatti sono stati i ragazzi del progetto Diako a farci da mediatori, guide e autisti lungo tutto il nostro percorso in Madagascar. Grazie a Felana inoltre, abbiamo potuto sperimentare cosa significa vivere in una casa malgascia. Per la notte infatti non avevamo alcun albergo prenotato, ma abbiamo dormito proprio in casa sua. E' stata un'esperienza molto bella, anche perchè, oltre all'alloggio, abbiamo avuto anche la fortuna di mangiare in casa con Felana ed i suoi parenti, e ci siamo veramente sentiti parte di una famiglia, in un tipo di situazione che è molto difficile ritrovare nei viaggi tradizionali. A nostra disposizione c'era una stanza, mentre abbiamo condiviso il bagno e la doccia (con acqua calda) con parte della famiglia di Felana.
Come di consueto siamo andati a dormire molto presto.
Giorno 5 - Viaggio in treno da Fianarantsoa a Manakara
Il viaggio in treno da Fianarantsoa a Manakara, località che si affaccia sull'Oceano Indiano, sulla costa Est del Paese,è stato un'esperienza unica ed indimenticabile nel bene e nel male.Si tratta di un treno vecchio e scomodo con stretti sedili di legno risalente all'epoca dei coloni francesi che lo utilizzavano per lo più per lo spostamento delle merci. Ma non è la (s)comodità dei sedili il problema principale: il vero problema di questo treno è infatti la risposta ad alcune domande che ad ogni viaggio tutti si chiedono: partiremo oggi? Se partiremo, arriveremo? E se arriveremo, a che ora arriveremo? I tempi per coprire i 160 Km che separano le due città sono infatti molto variabili: di questo treno non si capisce mai se riuscirà a partire ed a che ora, non si conosce il tempo di sosta nelle varie fermate lungo il percorso e si può solo pregare che non accadano guasti al locomotore. I nostri mediatori ci avevano informato che, soprattutto negli ultimi tempi, il treno tendeva ad avere problemi, con partenze ritardate di svariate ore e tempi di percorrenza che potevano superare le 12 ore.
In partenza dalla stazione di Fianarantsoa |
Tutto sommato siamo stati quindi fortunati: il nostro treno infatti è partito con sole due ore di ritardo ed è arrivato dopo 12 ore, un tempo di percorrenza a quanto pare accettabile.
Fondamentale è stato accaparrarsi dei biglietti di prima classe con prenotazione dei posti a sedere: la prima classe infatti non era altro che un piccolo vagone che si è riempito all'inverosimile di persone che sono rimaste in piedi con un quantitativo di bagagli inimmaginabile. La seconda classe era invece del tutto inavvicinabile: nel vagone di seconda classe è entrato infatti un numero incommensurabile di persone che si sono accalcate in un modo che non può essere nè descritto nè immaginato: solo noi, dopo averlo visto con i nostri occhi, possiamo capire chi e cosa c'era in quel vagone di seconda classe. Altri vagoni erano unicamente adibiti al trasporto merci.
Nonostante le precarie e difficili condizioni di viaggio, l'esperienza è stata fantastica. A livello paesaggistico il percorso è straordinario: il treno attraversa infatti spettacolari montagne ricoperte dalla foresta tropicale.
Foresta tropicale |
Ed a livello umano è un'esperienza altrettanto significativa: il treno si ferma infatti lungo il percorso in svariati villaggi il cui unico mezzo di contatto con il resto del Paese è proprio questo treno che passa una volta ogni 3 giorni.
Un giovane abitante di un villaggio lungo il percorso del treno |
Ad ogni sosta si scatena un mercato di qualsiasi tipo di merce, ma soprattutto di prodotti alimentari.
Un villaggio lungo il percorso del treno |
Siamo partiti alle nove e mezza del mattino e siamo arrivati alle nove e mezza di sera, percorrendo le ultime ore di viaggio nel buio più totale in quanto, dopo il tramonto, non ci sono luci che illuminino la carrozza. Ma fuori la notte era illuminata da milioni di stelle e, al livello del bosco, da centinaia di lucciole (mai viste così tante) che hanno reso particolare anche la parte notturna di questo infinito viaggio.
La stanchezza alla fine era molta, ma all'arrivo a Manakara ci aspettava un albergo con tanto di acqua calda, mentre siamo rimasti sconvolti nel constatare che alcune persone, che avrebbero dovuto proseguire nel viaggio con un Taxi Brousse, dato il tardo orario, si sono posizionate con delle stuoie nella hall della stazione per passarvi la notte in attesa della mattina. Quelle persone, che avevano fatto il viaggio in seconda classe si preparavano ad una notte in stazione e l'indomani avrebbero viaggiato con un Taxi Brousse. Abituati alle comodità del nostro mondo occidentale, ci risultano inconcepibili queste situazioni, ma proprio il vedere e constatare queste realtà ci ha spinto a riflettere molto sulle differenze che ci sono nel nostro mondo ed all'ingiustizia di fondo che distingue fortemente i popoli dei paesi occidentali da quelli dei paesi in via di sviluppo.
L'esperienza del treno Fianà - Manakara è molto dura, ma è una vera esperienza di vita malgascia che andrebbe provata da tutti i viaggiatori. E' un pezzo di Madagascar che non si può perdere e che noi sicuramente non dimenticheremo mai.
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