Mi ricollego oggi ad un vecchio post che scrissi riguardo un quartiere di Stoccolma, Hammarby Sjöstad, per approfondire l'argomento in compagnia di Marco Felisa, un amico che ha scritto alcuni appunti su Stoccolma in generale e che ha dedicato alcune pagine in particolare proprio a questo quartiere ecosostenibile. Buona lettura !
L’esplorazione
della Stoccolma sostenibile non può che iniziare da Hammarby Sjöstad, il pezzo
di città che ha fatto vincere alla capitale svedese il primo Premio Europeo per
le Città Verdi nel 2010.
Hammarby Sjöstad si
raggiunge con un traghetto particolare, il Lisen,
che attraversa l’Hammarbyleden, spinto da motori elettrici alimentati da
pannelli solari. Solo d’inverno vengono accesi i motori diesel.
Sjöstad, città
sull'acqua, è un grande quartiere con 22.000 residenti e 10.000 lavoratori,
costruito al posto di vecchie fabbriche abbandonate; recuperare l’area è stata
una doppia sfida, la bonifica dei terreni inquinati era complessa e costosa e
la costruzione di nuovi edifici poteva “pesare” troppo sull’ambiente; la cura
rischiava di essere peggiore del male! L’area è stata trattata con estrema
attenzione e gli edifici sono stati studiati per risparmiare energia, per
essere serviti dai trasporti pubblici e riutilizzare i rifiuti.
Hammarby Sjöstad
accoglie i visitatori con palazzi moderni, giardini e piazze pedonali; gli
edifici hanno pareti in legno e balconate che ricordano i ponti delle navi, sui
terrazzi ci sono sedie di tela e, ovviamente, persone che prendono il sole.
Passeggiare è piacevole, sembra di poter andare dovunque senza incontrare
barriere, tutto è accessibile, le rive dei canali, le piazze, i ponti. Le case
hanno accesso diretto all’acqua e agli approdi, come se i 22.000 residenti
fossero altrettanti piccoli navigatori.
Infilandosi tra gli
isolati si può scoprire, dietro ai palazzi, un altro canale e un grande spazio
verde, pieno di bimbi che giocano. C’è un’area botanica con aiole di fiori colorati e, vicino alla Lungnets Allè,
una grande piazza con zampilli e giochi d’acqua. Sulla piazza c’è anche un Café och Konditori dove servono una
buonissima gräddtårta, torta alla
crema con lamponi e mirtilli.
Hammarby Sjöstad è
attraversata dalla Tvärbanan, moderna tramvia di 11 chilometri che corre
nel sud della capitale collegando Hammarby con Alvik. Il tratto di Hammarby è
stato realizzato a spese delle immobiliari che hanno costruito il quartiere e
le fermate sono studiate in modo che nessuno debba percorrere più di 300 metri
per raggiungere il tram; i progettisti volevano che l'80% dei residenti potesse
usare la Tvärbanan.
Le vetture sono
luminose, comode ed eleganti; corrono veloci e indifferenti al traffico grazie
a un dispositivo che dà loro la precedenza ai semafori; le poche auto si
fermano al sopraggiungere del tram. È un modo intelligente ed economico per far
correre un tram come se fosse una metropolitana.
Da Sickla Udde si
può tornare a piedi lungo la riva orientale del Sicklakanal, che si presenta
come un canale selvatico, naturale; non ci sono moli né barche, né passeggiate
ai piedi delle case. Gli edifici sono un po’ più distanti dall’acqua e ci sono
canneti, ninfee e zone paludose. I percorsi pedonali sono leggeri, passerelle e
pontili, con passamano di corda sospesi sopra i canneti. Nei canneti si
nascondono animali che non disturbiamo col nostro passaggio.
In perfetto stile rete verde-blu, il Sicklakanal è un
corridoio della rete ecologica locale e consente agli animali di trovare rifugi
e passaggi in questa parte del quartiere, proteggendoli dalle attività degli
uomini. Grazie a questo corridoio la foresta di Alta, alle spalle del
quartiere, è collegata con le acque dell’Årstakanal e gli animali non
incontrano ostacoli nei loro vagabondaggi tra periferia e centro.
In fondo al canale,
proprio di fronte a Södermalm, uno stretto pontile che sembra un trampolino
olimpico, conduce a un punto particolare, l’Observatorium.
Tutto in legno non trattato, l’Observatorium è una gradonata panoramica
sull'acqua dove riposare e prendere il sole; l’assenza di parapetti e l’acqua
pulitissima, sembrano un invito a tuffarsi a fare un bagno!
Durante una pausa
all’Observatorium una riflessione sul tema dell’acqua è obbligatoria. La
struttura è una palafitta tonda con un buco nel mezzo, dal quale si può vedere
e ci si può tuffare in acqua; le rive del canale sono belle ma diverse, una
piena di moli e motoscafi, l’altra naturale con canneti e piante acquatiche.
Sono diverse interpretazioni del rapporto tra città e acqua, esempi di come
Stoccolma sia sposata con questo
importante elemento naturale.
A Stoccolma l'acqua
è buona e abbondante e i cittadini fanno di tutto per rispettarla, consumarne
poca e per non inquinarla. Anche Hammarby Sjöstad è molto attento all’acqua,
anche perché l’acqua è dappertutto, intorno alle case, nei giardini e nelle
piazze e nei parchi.
Quando piove,
l’acqua non viene scaricata nei canali, viene trattenuta e depurata dagli
inquinanti, dagli oli e dalla sporcizia delle strade; dopo un primo passaggio,
viene immessa nei laghi artificiali dove le piante acquatiche la depurano
ancora, in modo naturale. Una parte dell’acqua piovana viene anche conservata e
utilizzata per l'irrigazione e per l'impianto antincendio.
L'acqua dei canali
viene usata per regolare la temperatura degli edifici, d’inverno è più calda
dell’aria e d’estate è più fresca, quindi entra nel sistema di riscaldamento e
di condizionamento per far risparmiare energia.
Anche gli scarichi
dell’acqua sono differenziati, i lavandini buttano l’acqua in cisterne per
poterla riutilizzare per l’irrigazione, dopo aver filtrato i saponi. Dagli
scarichi si recupera anche calore, i tubi di uscita passano dentro quelli
d’entrata e, se scaricano acqua tiepida, riscaldano quella che entra.
Non si butta
l’acqua calda, lo scarico della doccia può contribuire a scaldare l’acqua che
entra nel rubinetto della doccia e si risparmia sulla bolletta!
Insomma, l’acqua
viene rispettata e quando viene usata, viene usata bene; si recupera e se ne
recupera anche il calore; a Stoccolma i tombini non fumano come a New York,
l’acqua delle fognature non ha calore da buttare!
Hammarby Sjöstad
consuma la metà di un quartiere normale e produce la metà dell'energia di cui
ha bisogno. Gli abitanti, quindi, pagano una bolletta 4 volte più bassa di
tutti gli altri residenti a Stoccolma! Com’è possibile?
Il quartiere è
studiato per consumare il meno possibile, gli edifici sono progettati per
catturare luce e sole e resistere al vento e, ovviamente sono costruiti con
materiali isolanti, per evitare di disperdere il calore.
Il caldo e il
freddo disponibili in natura sono sfruttati fino in fondo, grazie a celle e
pannelli solari e pale eoliche; il calore degli scarichi viene recuperato,
l’acqua dei canali è usata per lo scambio
termico. Riscaldamento e condizionamento vengono prodotti da un’unica
centrale ad altissima efficienza che alimenta oltre 20.000 appartamenti.
Anche la spazzatura
è usata per risparmiare energia, viene aspirata
da un sistema pneumatico che la trasporta direttamente alla centrale di
raccolta, senza bisogno di camion o cassonetti. Plastica, vetro, carta e
metallo vengono rivenduti, il residuo
viene bruciato per produrre elettricità e calore, la frazione organica, cioè gli avanzi di cibo, viene fatta fermentare
per produrre biogas che torna in città per essere utilizzato negli appartamenti
per cucinare. Dagli avanzi di cibo si ricava gas per cucinare altro cibo!
Il biogas serve
anche il deposito degli autobus, dove i cittadini che possono fare il pieno di
gas alle loro auto. L’impianto del biogas è più grande di quanto serva a
Hammarby e la società che lo gestisce compra avanzi di cibo anche in altre
parti della città per produrre e vendere più gas.
Vista “l'esperienza
rifiuti” di Hammarby, un grande ospedale, il Karolinska Institut, ha deciso di
costruire un impianto per produrre biogas con gli avanzi di cibo dell’ospedale,
dell’università e del campus; con quel gas alimenta le proprie cucine e
l'impianto di riscaldamento, risparmiando un bel po’ di quattrini e riducendo
l’impatto sull’ambiente.
Fedeli al proverbio
svedese “non esiste il cattivo tempo, esiste solo il cattivo equipaggiamento”,
architetti e urbanisti hanno messo tra le variabili da tenere in considerazione
quella dei cambiamenti che il clima sta subendo.
È necessario
innanzitutto fare un attento monitoraggio e “prepararsi al peggio” o comunque a
un tempo diverso. Per gli acquazzoni, il sistema di raccolta delle piogge è
stato sovradimensionato e i depuratori hanno ampie vasche di accumulo che
evitano lo straripamento delle ondate di piena.
Quando piove,
l’acqua viene trattenuta dai tetti verdi, scaricata in vasche e cisterne
sotterranee e inviata ai depuratori solo quando il sistema d’accumulo è pieno.
I laghi, i canali e gli specchi d’acqua dei parchi servono anche per accumulare
acqua piovana e la vegetazione è studiata per contribuire alla depurazione naturale
delle piogge.
Affrontare i
cambiamenti climatici significa anche affrontare le bolle di calore tipiche
delle città in estate e l’abbondante presenza di acqua e di verde, i tetti e le
pareti verdi riescono a spezzare la distesa di cemento che si scalda meno.
Per non
sovraccaricare gli impianti di condizionamento quando l’estate è più calda,
soprattutto se il quartiere vuol risparmiare energia. Gli scambiatori dei
condizionatori usano l’acqua dei canali, più fresca, mentre intorno alle bocche
di aspirazione dell’aria sono state piantati alberi e cespugli che abbassano la
temperatura dell’aria prima che entri negli impianti. Consumano meno e quindi
possono far fronte a possibili sovraccarichi.
La GlashusEtt, casa trasparente, è il luogo dove
vengono accolti i visitatori ed è anche un centro documentazione e istituto di
ricerca sulla sostenibilità.
Alla GlashusEtt
sono raccolti progetti, libri e materiali informativi su come costruire città
sostenibili e c’è anche una grande sala multimediale dove il caso Sjöstad viene
presentato. Da qualche anno il distretto è diventato una meta turistica vera e
propria, visitato da gente comune ma anche da architetti, pianificatori e
tecnici che vogliono approfondire i temi del loro lavoro. Oltre alle
informazioni su questa parte di città, ci sono anche notizie e documenti su
altri esempi, una raccolta di “come costruire bene le città”, un patrimonio di
conoscenze utile agli studiosi e ai progettisti.
La GlashusEtt non è
solo una biblioteca, serve anche per promuovere Sjostad, attirando investimenti
sull’area, ai quali vengono proposte opportunità di sviluppo e aiuto concreto
per ottenere finanziamenti tramite (LIP Local Investment Program) da spendere
in questa parte di città. Si tratta quindi di una vera e propria agenzia di
sviluppo e promozione del territorio e di accompagnamento alle imprese.
Un poster illustra
il modello Hammarby, il collegamento
tra i vari pezzi del quartiere che ottimizza la sostenibilità e evita sprechi,
legando rifiuti ed energia, trasporti e riscaldamento. Alla base del modello
c’è il concetto di visione olistica
dei problemi e delle strategie per individuare le soluzioni, basate sulla
cooperazione tra soggetti. Costruttori, futuri residenti e pianificatori hanno
lavorato insieme valutando tutte le possibilità di sviluppare tecnologie
innovative per raggiungere obiettivi ambiziosi.
Il raggiungimento
di obiettivi ambiziosi è possibile solo col coinvolgimento di tutti gli
interessati e l’informazione è alla base del coinvolgimento. Scopo della
GlashusEtt è quindi anche diffondere consapevolezza.
Se la pubblicità è l’anima del commercio, per vendere sostenibilità è meglio pubblicizzarla? A Stoccolma pensano proprio di sì. La comunicazione ambientale è un punto di forza delle politiche per la sostenibilità, costruita con un mix di pubblicità, informazione e forse anche tentato plagio, cioè indirizzo dei “consumatori” in una precisa direzione: la sostenibilità. Il cittadino informato si comporta meglio di quello ignorante e il cittadino cosciente è più attivo e si comporta in modo più responsabile; contribuisce a raggiungere gli obiettivi.
Gli scettici
possono obiettare che la comunicazione ambientale deborda nella demagogia e
temono che il cittadino bombardato di pubblicità sia meno libero di scegliere.
Vero, ma è comunque opportuno fare comunicazione ambientale, raccontare le buone pratiche, far sapere, passo-passo,
come va la sfida alla riduzione dell’emissione di CO2 o al risparmio
energetico.
La pubblica
amministrazione dà il buon esempio e i privati la seguono, SL ci scrive sulla
fiancata degli autobus «Alimentato a biogas, riduce l’emissioni di CO2
dell’85%», Ikea ha contatori che informano su quanta energia sta consumando,
specificando quanta viene da fonti rinnovabili e quanta viene acquistata dalla
rete. Ci sono messaggi ovunque, «Prendi solo i tovaglioli che ti servono» nei
ristoranti, «Sali a piedi, non è faticoso» davanti agli ascensori; anche i
prodotti di consumo contengono informazioni green
sul tipo di energia utilizzata dalle fabbriche o sul mezzo di trasporto che
li ha portati ai negozi e, alla fine del ciclo, sulla riciclabilità dei diversi
“avanzi”.
Il confine tra
informazione e pubblicità è labile, ma se gli oggetti “da vendere” sono la
sostenibilità e il rispetto dell’ambiente, perché non pubblicizzarli?
La costruzione del
quartiere non è ancora conclusa e già si fanno bilanci sui risultati raggiunti
e sui possibili miglioramenti. Già perché la GlashusEtt misura e pubblica dati
per capire e per spiegare come stanno andando le cose.
Il monitoraggio
analizza quattro temi principali, l’emissione inquinante, l’emissione di CO2,
la produzione di rifiuti, i consumi di energia non rinnovabile; per ogni tema
vengono studiati più parametri e si ricercano le cause che portano ai
risultati, buoni o cattivi. Siccome non tutte le aree di Hammarby sono uguali,
i dati vengono analizzati isolato per isolato, così da poter confrontare
l’efficacia delle diverse tecnologie, piuttosto che l’influenza dei fattori
esterni, come il verde o l’acqua.
Ci sono quindi
isolati che consumano meno perché meglio esposti, altri che incidono meno
sull’emissione di CO2 da traffico perché meglio serviti dalla Tvärbanan o dal
traghetto.
La grande quantità
di dati rilevati serve ovviamente anche agli studiosi che possono valutare la
bontà dell’esperienza scientificamente per essere in grado di riprodurre ciò
che funziona bene e utilizzare le soluzioni più azzeccate.
Il report, annuale,
viene pubblicato anche in una versione divulgativa distribuita tra i residenti,
anche con il malcelato proposito di innescare competizioni virtuose tra gli
abitanti, che vedendosi confrontati coi vicini possono essere incentivati a
fare meglio per la sostenibilità.
Non c’è da stupirsi
quindi se nelle piazze o nei viali si trovano totem che ci dicono quanta
energia stanno producendo in quel momento i pannelli fotovoltaici di Sickla Kaj
o di Lugnet, o quanta acqua stanno consumando i residenti di Sickla o di
Proppen; è un modo come un altro di diffondere consapevolezza sui consumi e
sull’efficacia delle scelte per la sostenibilità. Ed è anche un riconoscimento
“misurato e certificato” degli sforzi che i cittadini compiono per migliorare
la sostenibilità della loro parte di città.