mercoledì 22 agosto 2012

Biologico, ma con impatto - L'inganno della Grande Distribuzione

I prodotti biologici sono sempre ecosostenibili? Sono sempre i prodotti con il minor impatto sull'ambiente? La risposta negativa ce la dà la Grande Distribuzione che vende prodotti biologici provenienti dalla parte opposta del pianeta con incredibile consumo di CO2 ed enorme impatto ambientale. Se il biologico non è a km zero, il biologico è un inganno !


Negli ultimi tempi, e aggiungerei per fortuna, il biologico si è fatto strada ed è diventato quasi "alla moda", nel senso che se ne parla molto e nella mente delle persone si fa strada l'idea che biologico è garanzia di un prodotto migliore. Questo corrisponde a verità perchè sappiamo bene che un prodotto, per essere definito biologico, deve rispettare tutta una serie di requisiti disciplinati a livello comunitario dal Regolamento Cee 834/2007 tra cui il divieto dell'uso di sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi), e di Organismi geneticamente modificati (Ogm).

La Grande Distribuzione ha percepito il diffondersi di questa nuova corrente e ne ha visto subito degli enormi potenziali di guadagno. Il guadagno è l'unico interesse in gioco, ma in questo caso a beneficiarne possono essere sia i consumatori che chi vende i prodotti: se il mercato del biologico cresce infatti, la tendenza sarà di dare sempre più spazio al biologico con il risultato finale di aumentare la qualità delle coltivazioni, e quindi dei cibi prodotti, e quindi della salute dell'ambiente e delle persone.
D'altra parte, poichè come detto l'unico interesse della grande distribuzione è il guadagno, è necessario prestare enorme attenzione ai prodotti che vengono venduti, perchè l'inganno è dietro l'angolo.

Giorni fa, all'Esselunga, supermercato che ha affiancato ai prodotti tradizionali tutta una serie di scomparti dedicati al biologico, ho trovato dei kiwi provenienti da agricoltura biologica. Eppure, come ricordavo dal Manifesto della Frutta e della Verdura pubblicato in questo blog, i kiwi non sono una frutta di questa stagione (al momento in cui scrivo è agosto, e i kiwi sono un frutto invernale). Sono andato allora a leggere l'etichetta e ne ho scoperto la provenienza: New Zeland !

New Zeland
Luogo di provenienza dei kiwi biologici venduti a Esselunga
Questo vuol dire che è vero che quei kiwi sono un prodotto proveniente da agricoltura biologica, ma anche che quei kiwi, per raggiungere il reparto di vendita, hanno attraversato metà pianeta terra con inimmaginabile produzione di CO2 ed inquinamento globale. Altro che km 0 ! L'impatto ambientale di questi kiwi è ancora peggio di quello della frutta coltivata secondo pratiche industriali. Tutti i benefici del biologico si perdono in un attimo se quel prodotto arriva dalla parte opposta del pianeta.

Questo è solo un esempio di come ragiona la Grande Distribuzione: i supermercati vedono nel biologico una nuova fonte di ricchezza e sfruttano la superficialità di chi si accontenta di vedere scritto "biologico" sulla confezione, per fare i propri affari a prescindere dal concetto di ecosostenibilità e di salute che c'è dietro i prodotti biologici.

Leggiamo sempre attentamente le etichette. E' l'unico modo che abbiamo per valutare e quindi decidere se acquistare o meno un prodotto, esercitando ancora una volta, tutto il nostro potere (il potere d'acquisto).

2 commenti:

  1. leggere sempre le etichette!

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  2. Rotenone,piretrina,azadiractina,non è sempre vero che un'insetticita naturale sia meno tossico di uno di sintesi.Ti sbagli sul divieto di utilizzo di composti chimici di sintesi,perchè per alcune patologie non essendoci rimedi naturali è necessario anche per l'agricoltore biologico fare ricorso alla chimica di sintesi.Secondo me il prodotto che cela meno rischi è quello proveniente da agricoltura integrata.

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