sabato 29 settembre 2012

Il libro nero dell'agricoltura - Un'inchiesta di Davide Ciccarese

Oggi l'agricoltura si è trasformata in un processo produttivo senza precedenti, una catena di montaggio slegata dall'ambiente che la circonda. Ortaggi fuori stagione percorrono migliaia di chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole, sementi ibride e OGM si diffondono a danno delle varietà locali, i terreni sono esausti e le falde acquifere sono sempre più contaminate da concimi chimici e pesticidi, veleni che finiscono nei nostri piatti. Anche gli allevamenti si sono trasformati in fabbriche, in cui gli animali vivono ammassati. Il sogno di sconfiggere la fame nel mondo grazie all'agricoltura intensiva si è infranto contro la diffusione di malattie come il morbo della mucca pazza o l'influenza aviaria ed eventi come la progressiva scomparsa delle api rischiano di avere effetti catastrofici sull'equilibrio del pianeta.
La minaccia è globale: l'agricoltura deve essere ripensata per soddisfare i bisogni di una popolazione mondiale in costante crescita e diventare allo stesso tempo uno strumento di riscatto sociale ed economico nel ripetto dell'ambiente. Ci sarà bisogno di nuove parole dal sapore antico: prossimità, stagionalità, sovranità e sicurezza alimentari. Ma, soprattutto, l'uomo dovrà imparare a comportarsi da ospite e custode del pianeta.

Di tutto questo e tanto altro ci parla nel suo libro inchiesta sull'agricoltura Davide Ciccarese, Segretario di Acli Terra Lombardia (associazione professionale di imprenditori agricoli) e Presidente dell'associazione Nostrale (progetto di promozione del consumo consapevole e di progetti di sviluppo agricolo sostenibile).

un inchiesta di Davide Ciccarese
Copertina del libro
Si tratta di un libro molto interessante che affronta tutti i problemi relativi all'agricoltura moderna (oltrechè degli allevamenti industriali), e che spiega come si è arrivati alla situazione attuale attraverso una lunga analisi storica della nascita, crescita e sviluppo dell'agricoltura stessa.
Numeri alla mano, viene evidenziato come il sistema agricolo attuale sia destinato a collassare su se stesso, dal momento in cui la popolazione mondiale continua ad aumentare, parallelamente alla continua diminuzione delle superfici coltivabili disponibili: la terra, irrimediabilmente ammalata a causa dell'uso sconsiderato di pesticidi e prodotti chimici velenosi, è sempre più soggetta ai fenomeni di erosione e desertificazione, e perde dunque la sua fertilità, anche a causa delle monocolture intensive che limitano la biodiversità e consumano i terreni impoverendoli sempre maggiormente.
E' inoltre sempre minore la terra a disposizione a causa della inarrestabile cementificazione ed espansione delle città: le campagne, che un tempo formavano un tuttuno con i centri abitati, sono adesso relegate in confini sempre più stretti dove è necessario produrre sempre di più. Le città, d'altra parte, formano delle isole di cemento che devono importare tutte le risorse dall'esterno essendo ben lontane dall'essere autosufficienti. Si innesca così il ciclo dei trasporti in entrata (di risorse) ed in uscita (di rifiuti) con un considerevole consumo di energia globale.
Un intero capitolo è dedicato alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che è forse la maggiore responsabile di tutti questi problemi a causa delle sue politiche di vendita.
La GDO infatti basa i propri affari puntando tutto su una politica al ribasso dei prezzi e sulla quantità a discapito della qualità. I produttori (i contadini e gli allevatori) vengono pagati talmente poco che in pratica per loro si tratta solo di un rimborso spese. I produttori sono costretti ad accettare queste condizioni ed a volte si indebitano pur di non essere esclusi dal sistema. Devono quindi a loro volta risparmiare sulle proprie risorse e produrre il più possibile in tempi brevi. Per questi motivi i campi non vengono più messi a riposo, le monocolture vengono preferite alla colture diversificate, per spingere al massimo la produttività vengono impiegati fertilizzanti e pesticidi. Il risultato è costituito da verdure dall'aspetto perfetto, ma con scarse qualità organolettiche, mentre i campi si impoveriscono sempre di più. Ma questo alla GDO non interessa: se un campo smette di essere produttivo se ne sceglie un altro, o addirittura se ne scegli un altro solo perchè più economico e niente più viene prodotto e consumato a livello locale, ma tutto diventa globale: le arance, ad esempio, vengono acquistate a prezzi bassi dalla Spagna, mentre le eccellenti qualità di agrumi siculi vengono lasciate marcire sui campi perchè troppo costose. Nuove realtà produttive vengono scelte in Ungheria e Romania, solo perchè più economiche ed i prodotti fanno enormi giri in tutto il mondo prima di raggiungere le nostre tavole.
Si raggiungono paradossi incredibili di prodotti locali che vengno letteralmente buttati per lasciare il posto a importazioni di dubbia qualità, ma dal sicuro interesse economico: le GDO hanno un enorme guadagno sui prodotti venduti a scapito dei contadini che invece sono sempre più sull'orlo del fallimento (e non manca la piaga del lavoro nero).
Lo scenario è dunque inquietante ed insostenibile e l'unico modello di sviluppo possibile diventa a questo punto una fase di regressione in cui piccoli spazi agricoli vengono recuperati a livello locale a scopo autoproduttivo. Accorciare le filiere e ritrovare il senso dell'azienda agricola che era in grado da sola di produrre e riciclare gli scarti, dando alla natura il tempo di assorbire, crescere e produrre senza forzature, senza agenti inquinanti esterni, permettendo il riposo e la rotazione delle colture, sfruttando le energie a disposizione. Non è una semplice lode ad un ritorno al passato, ma è un uso ragionato delle risorse ed i macchinari a disposizione, affinchè si riesca a produrre il giusto, per tutti, in maniera ecosostenibile.

Ma il sistema non può muoversi da solo. Come sempre una grossa spinta la può dare il consumatore: informandosi, scegliendo i prodotti che acquista, prediligendo il cibo locale e di qualità, facendo fallire la politica della GDO per un futuro più equo e pulito per tutti.
Come ho spesso concluso molti dei miei post, il mio augurio è: Buona spesa a tutti !

lunedì 24 settembre 2012

Pizzo Redorta

Ascesa al Pizzo Redorta (in uno o due giorni) in Val Bondione, in ambiente di alta montagna, nel mezzo delle Orobie Bergamasche. Da Fiumenero (paese di partenza) fino al rifugio Baroni non ci sono problemi tecnici, dal rifugio al pizzo si attraversa un ghiacciaio (ramponi) cui segue facile arrampicata. Attenzione alla roccia orobica molto cedevole.

Scheda tecnica

Tappe
Fiumenero (795 m slm) - Rifugio Baroni al Brunone (2295 m slm) - Pizzo Redorta (3038 m slm)

Dislivello complessivo
Circa 2250 m

Difficoltà
Da Fiumenero al Rif. Baroni: E
Da Rif. Baroni a Pizzo Redorta: EEA+ (ramponi e corde, alpinistica facile)


Cartina Kompass
n° 104 Foppolo Valle Seriana

Tempo di percorrenza
Primo giorno (Fiumenero - Rif Baroni): circa 4 ore
Secondo giorno (Rif Baroni – Pizzo Redorta - Fiumenero): circa 7 ore

Descrizione dettagliata
Dal parcheggio del cimitero di Fiumenero in Valbondione, si imbocca il sentiero 227 che, in circa 4 ore di cammino e per un dislivello di 1500 metri, porta al rifugio Baroni al Brunone. Il percorso si snoda all'interno di un bosco di latifoglie costeggiando (ed a volte attraversando) un torrente fino ai 1200 metri di altitudine.

Pizzo Redorta
Lungo il sentiero

Successivamente il bosco lascia spazio al prato (e qualche pino solitario) in uno scenario imponente di montagne scoscese. La salita si fa quindi più decisa fino al rifugio Baroni, contornato da picchi rocciosi.

Pizzo Redorta
Rifugio Baroni al Brunone
E' possibile dormire al rifugio.

Pizzo Redorta
Vista notturna dal rifugio

Alternativamente è possibile continuare l'ascesa verso il Pizzo Redorta attraversando un sentiero inizialmente semplice e poi caratterizzato da qualche tratto leggermente più complesso fino ai piedi di un ghiacciaio (la vedretta di Scais), per l'attraversamento del quale sono necessari i ramponi.

Pizzo Redorta
Vedretta di Scais
Dopo 20 minuti di passaggio su ghiacciaio si arriva ad una bocchetta dalla quale si può puntare alla vetta. Ci si trova qui di fronte ad una semplice via alpinistica, le cui insidie maggiori sono dovute alla cedevolezza della roccia orobica. E' assolutamente necessario verificare bene la solidità di ciascun appiglio prima di puntare il peso o agganciare una corda. L'arrampicata presenta le maggiori difficoltà nel punto inziale, per poi farsi più semplice, fino al raggiungemtno della cima aerea.

venerdì 21 settembre 2012

Ecomondo - Tecnologie InnovAttive

Si svolgerà a Rimini Fiera tra il 7 e il 10 novembre 2012 la 16° Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, un punto di incontro per esperti del settore per la discussione di importanti tematiche ambientali quali la gestione dei rifiuti, delle risorse primarie (acqua, aria, suolo) e la protezione ed il ripristino ambientale.
Ci saranno seminari, eventi, tavole rotonde, e opportunità di marketing, il tutto organizzato in settori espositivi tematici.

La tematica principale della manifestazione sarà il ciclo completo del rifiuto (sezione espositiva "Waste") con la presentazione di attrezzature e sistemi integrati per la corretta gestione del rifiuto e di tecnologie per la massimizzazione del riciclo.
Inertech presenterà il "Salone sul riciclaggio nel mondo delle costruzioni", focalizzandosi sulle attrezzature per la demolizione e riciclaggio dei materiali stradali (inerti, componentistica, conglomerato bituminoso)
Oro Blu sarà la sezione dedicata al trattamento e al riuso delle acque reflue mentre Air si occuperà del medesimo problema riguardante l'aria, con una interessante parte dedicata al tema dell'indoor residenziale.
ReclaimExpo presenterà il "Salone Internazionale sulle Tecnologie di Bonifica e la Gestione dei Siti Contaminati", un momento di confronto tra ricercatori, tecnici e progettisti impegnati sul fronte delle bonifiche e riqualificazioni di ex aree industriali dismesse.
Città Sostenibile sarà un'area espostiva coperta di 5000 mq in cui verrà ricostruita una porzione di città sostenibile ideale caratterizzata da risparmio idrico, qualità dell'aria, gestione e riciclo dei rifiuti, verde pubblico, illuminazione sostenibile.
Cooperambiente presenterà le eccellenze della cooperazione italiana nei servizi e gestione del ciclo dei rifiuti, nelle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nella gestione delle aree verdi e delle per il risparmio energetico.
Verrà ospitata Key Energy, Fiera Internazionale per l'Energia e la Mobilità Sostenibile.
Uno spazio espositivo sarà infine dedicato a laboratori, mostre, workshop sui temi dell'ambiente e dell'energia.
Dovremmo essere presenti anche noi con il nostro video arrivato secondo al concorso indetto da Acquisti Verdi sui 100 secondi per il consumo sostenibile, di cui avevo già parlato in questo post



L'ingresso alla manifestazione è a pagamento (15 Euro al giorno, 25 Euro per due giorni) o su invito. Gli espositori rimarranno aperti tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00 (il sabato fino alle 17:00)

Informazioni sul sito ufficiale: www.ecomondo.com

giovedì 20 settembre 2012

Bretzeln

Ecco una ricetta (leggermente modificata dall'originale nella quale al posto del bicarbonato ci va la soda caustica) dei bretzeln, tipico snack tedesco

Ingredienti (per 4 bretzeln)


Farina 00:         250 gr
Burro:               25 gr
Bibarbonato      1,5 cucchiai
Acqua               1 L
Lievito               1 cubetto (o una bustina); meglio ancora usando la pasta madre
Sale                   6 gr
Zucchero           6 gr
Sale grosso

Procedimento


Impastare assieme tutti gli ingredienti (avendo a cura di non mescolare assieme lievito e sale):
  • Sciogliere il sale in metà dell'acqua
  • Unire l'altra metà di acqua al lievito, zucchero, burro e farina
  • Unire al composto l'acqua con il sale disciolto
  • Fare lievitare mezzora
  • Dividere l'impasto in 4 panetti e dare ad ognuno la forma tipica del bretzeln
  • Far bollire 1 L d'acqua 
  • Aggiungere il bicarbonato 
  • Immergere per qualche minuto i bretzeln uno alla volta nell'acqua col bicarbonato
  • Raccogliere poi i brezeln con una schiumarola e porli sulla teglia del forno
  • Aggiungere il sale grosso sulla superficie
  • Infornare a 200 °C per 20 minuti
Pane tedesco
Bretzeln

venerdì 14 settembre 2012

Legnone


Descrizione breve

Il Monte Legnone è un classico della Lombardia con ampio e appagante panorama di vetta. Questo trekking propone un impegnativo giro ad anello, ma è anche possibile, una volta giunti in vetta, scendere per lo stesso sentiero dell'andata, facilitando il percorso. Se si effettua il giro ad anello proposto va considerato che il sentiero che collega i rifugi Griera e Roccoli Lorla è un saliscendi con molti tratti attrezzati che possono essere divertenti, ma anche faticosi, specie se affrontati verso il termine della gita quando si è già stanchi

Scheda tecnica

Tappe
Rif. Roccoli Lorla (1463 m slm) - Bivacco Ca de Legn (2146 m slm) - Vetta Legnone (2609 m slm) - Rif Griera (1734 m slm) - Passo della Stanga (ca 1800 m slm) - Rif Roccoli Lorla

Dislivello complessivo
1400 m ca

Difficoltà
Da Roccoli Lorla a Bivacco Ca de Legn: Escursionisti
Da Bivacco Ca de Legn a Vetta: Escursionisti esperti
Da Vetta a Rif. Griera: Escursionisti
Da Rif Griera a Rif Roccoli Lorla: Escursionisti esperti (Attrezzata)

Cartina Kompass
n° 105 Lecco Valle Brembana

Tempo di percorrenza
Circa 8 ore (5 ore se si sale e si scende dallo stesso sentiero)

Descrizione dettagliata

Lasciata l’auto al Rif Roccoli Lorla il percorso si snoda inizialmente all'interno di un bosco in direzione est, con alternanza di tratti in salita ed in piano e di piccoli tratti in discesa. 

Legnone
Bosco iniziale
Si arriva ad un bivio: proseguendo dritti si affronta la prima dura salita verso il Legnone fino al bellissimo punto panoramico su cui sorge il Bivacco Ca de Legn.

Legnone
Capre lungo il percorso
La vetta è a questo punto ben visibile

Ca de Legn
Vetta del Legnone vista dal Bivacco ca de Legn
Ciononostante è necessaria ancora una ripida salita (con brevi tratti attrezzati con corda metallica) fino all’ultimo tratto di divertente arrampicata (facilitata da corda metallica e qualche piolo). 

Legnone
La croce di vetta
Per la discesa si può effettuare lo stesso percorso al contrario, oppure prendere la facile, ma lunga strada zigzagante che porta al rifugio Griera e, da questo, il sentiero che, passando per il Passo della Stanga, riporta al Rif Roccoli Lorla. Quest’ultimo sentiero non va sottovalutato: infatti presenta vari saliscendi attrezzati e parzialmente esposti che fanno del sentiero una via per escursionisti esperti.

mercoledì 12 settembre 2012

The Hammarby Model - L'esperimento svedese

"E per terminare la descrizione di ciò che di interessante puoi trovare nei quartieri periferici di Stoccolma, ti suggerisco di visitare, non lontano dal Globen, un quartiere molto particolare: Hammarby Sjöstad. La caratteristica di questo quartiere è quella di essere stato edificato seguendo criteri ecologi di ultima generazione, per cui è un quartiere che vive quasi esclusivamente di energia rinnovabile. Non è esteticamente bello, ma è di certo un quartiere unico: tutti coloro che vivono in Hammarby Sjöstad infatti fanno parte del cosidetto eco-ciclo. Tale eco-ciclo è stato sviluppato dalle compagnie dell'acqua e dei rifiuti di Stoccolma unitesi in una proficua collaborazione. L'obiettivo è quello di minimizzare il consumo di energia e la produzione di rifiuti, massimizzando invece il risparmio delle risorse e il riciclo. Il modello, chiamato Hammarby Model, sembra provenire direttamente dal futuro. Stoccolma e la Svezia veramente non finiscono mai di stupire." (Dal libro "Si potrebbe andara a Stoccolma" di Simone Pensieroso)

Volevo oggi parlare di questo quartiere svedese che, per quanto ne so, è un unicum in Europa.
L'obiettivo che Stoccolma si è posta, in questo caso, è quello di fare di Hammarby Sjöstad un quartiere che abbia un impatto ambientale pari alla metà dell'impatto sull'ambiente che hanno gli altri edifici di Stoccolma costruiti dagli anni '90 in poi. Tutto è stato studiato a tavolino fin dal primo istante.
L'area utilizzata per l'edificazione viene da una vecchia zona industriale dismessa che sta venendo trasformata in zona residenziale con parchi e verde pubblico. Le fonti di energia sono biogas, carburanti e calore riciclati. L'area prevede un efficiente servizio di trasporto pubblico, piste ciclabili (realtà peraltro già ampiamente diffusa in tutto il resto della città), e l'integrazione di questi servizi con car pooling ed altre iniziative simili. 
I rifiuti vengono riciclati con grande efficienza: l'organico viene convertito in biogas e biofertilizzanti; i rifiuti di carburante vengono trasformati in calore ed elettricità; carta, metalli, vetri e plastica vengono riciclati in nuovi imballaggi. Il tutto viene raccolto in differenti contenitori e spinto tramite pompe a vuoto in zone di raccolta lontane dalle abitazioni dove i camion possono raccogliere e trasportare i rifiuti nelle apposite sedi per il loro riutilizzo.
Anche le acque reflue vengono trattate con particolari sistemi di depurazione per ottenere nuove energie e restituire al mare acqua pulita.
Tutto è studiato ad arte e va a costituire il cosiddetto Hammarby Model, un sistema di vita autosostenibile ed ecocompatibile che produce la propria energia dai propri rifiuti, convertendo tutto ciò che produce e seguendo alla lettera il principio secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.


Hammarby Sjostad
Hammarby Model - Stoccolma, Svezia

Si tratta di un esperimento estremamente interessante ed anticipatore dei tempi. 
Un modello di quartiere ecosostenibile, se in grado di funzionare ed autosostenersi, può veramente rappresentare il futuro delle città del mondo, l'unico futuro possibile se vogliamo preservare l'ambiente in cui viviamo.

Per leggere un ulteriore approfondimento su Hammarby clicca qui 

lunedì 10 settembre 2012

Pizzo dei tre signori

Descrizione breve

Il Pizzo dei Tre Signori, montagna al confine di tre diverse province lombarde, può essere raggiunto da diverse località di partenza: in questa proposta il luogo di partenza è Ornica: da qui un primo tratto in salita in mezzo al bosco porta ad una vallone erboso e da questo si continua a salire fino a raggiungere le rocce abitate unicamente da numerosi stambecchi. Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche, ma il dislivello in salita è notevole.


Scheda tecnica

Tappe
Ornica (922 m slm) - Agriturismo Ferdi (1415 m slm) - Baita Ciarelli (1629 m slm) - Baita Predoni (1800 m slm) - Bocchetta dell'Inferno  (2306 m slm) - Pizzo dei 3 Signori (2554 m slm) - Ornica

Dislivello complessivo
1632 m

Difficoltà
Da Ornica a Agriturismo Ferdi: Turistico
Da Agriturismo Ferdi a Bocchetta Inferno: Escursionisti
Da Bocchetta Inferno a Pizzo 3 Signori: Escursionisti esperti

Cartina Kompass

n° 105 Lecco Valle Brembana

Tempo di percorrenza
Circa 6 ore

Descrizione dettagliata


Lasciata l’auto ad Ornica un sentiero quasi sempre in salita attraversa la Valle dell'Inferno, dapprima passando per un bosco, e poi per i pascoli. 

Pizzo dei tre signori
Valle dell'Inferno
Lungo il percorso si incontrano numerose baite ed allevamenti di ovini. La salita è piuttosto agevole fino alla Bocchetta dell'Inferno. 

Pizzo dei tre signori
Vista dalla Bocchetta dell'Inferno

Da qui il raggiungimento della cima si fa più complesso facendosi strada tra le rocce tra piccole arrampicate e tratti di sentiero normale. E' comunque un sentiero per lo più agevole, ma molto lungo. L’interesse paesaggistico è notevole, così come di grande impatto può essere l'incontro di stambecchi o camosci che popolano la zona e non hanno alcuna paura degli escursionisti. 

Pizzo dei tre signori
Incontri ravvicinati

pizzo dei tre signori
Incontri ravvicinati 2
Il raggiungimento della cima è molto faticoso, è necessaria dunque un'ottima forma fisica e, possibilmente, una buona preparazione atletica.

domenica 9 settembre 2012

Sformato di zucchine e ricotta

Ingredienti per 2 persone


Zucchine: 1 grossa (circa 250 gr)
Cipolla: 1/4
Ricotta: 100 gr
Uova : 1
Parmigiano e pecorino
Sale
Pepe
Noce moscata
Farina: pochi grammi

E' necessario un frullatore e una piccola teglia da forno

Procedimento


- Tagliare le zucchine a rondelle
- Sbollentare le zucchine per 5 minuti in acqua salata
- Tagliare la cipolla
- In una padella cuocere (a fuoco lento) zucchine sbollentate e cipolla

- Preparare una crema composta da: uovo + ricotta + parmigiano e pecorino grattugiati + sale, pepe e noce moscata

- In un frullatore frullare le zucchine precedentemente preparate in modo da ottenere una crema
- Unire la crema di zucchine con quella di ricotta e uovo

- Imburrare una teglia e ricoprire di un leggero strato di farina
- Versare il composto nella teglia e fare cuocere in forno a 170°C per 30 minuti

E' possibile guarnire con salsa di carote.

Ricetta
Sformato di zucchine

Salsa di carote

Ingredienti


Carote: 3
Cipolla: 1/4

Sale
Olio extravergine

E' necessario un frullatore

Procedimento


- Tagliare la cipolla e le carote a dadini
- Mettere il tutto in acqua bollente salata per 30 minuti
- Frullare le carote e la cipolla bollite fino ad ottenere una crema omogenea
- Aggiungere l'olio e il sale e mescolare

Ricetta
Salsa di carote

sabato 8 settembre 2012

Monte Zeda

Descrizione breve

Lungo percorso che tocca ben tre vette (Todano, Marona e Zeda) in provincia di Verbania. A causa del fatto che si toccano più cime è un percorso che si snoda su sali e scendi continui che rendono il dislivello complessivo in salita superiore ai 1500 m. Splendido panorama sul Monte Rosa.

Scheda tecnica

Tappe
Cappella Porta (1065 m slm) - Rif Pian Cavallone (1528 m slm) - Monte Todano (1667 m slm) - Colle della Forcola (1518) - Pizzo Marona (2051 m slm) - Monte Zeda (2156 m slm) - Pizzo Marona - Forcola - Pian Cavallone - Cappella Porta

Dislivello complessivo
Poco meno di 1600 m

Difficoltà
Da Cappella Porta a Monte Todano: E
Da Monte Todano a Monte Zeda: EE

Cartina Kompass
n° 90 Lago di Como Lago di Varese

Tempo di percorrenza
Circa 7 ore


Descrizione dettagliata

Lasciata l'auto presso la cappella Porta (nei pressi di Caprezzo) si prende il sentiero centrale che inizia subito in salita in un bosco di faggi nel quale sono stati inseriti dei pannelli esplicativi sulla natura del luogo. 

Monte Zeda
Bosco di faggi
Il bosco di conifere sostituisce ad un certo punto quello di faggi e, dopo un tratto pianeggiante, sfocia su un prativo che da sul rifugio Pian Cavallone. Da qui un altro breve tratto in salita porta ad un meraviglioso balcone naturale che si affaccia sul massiccio innevato del Monte Rosa.

Monte Zeda
Monte Rosa vista dal Pian Cavallone
Dalla Cappella Votiva è possibile salire al Monte Todano o aggirarlo tramite un seniero sulla sinistra che porta direttamente oltre. Inizia quindi una notevole salita verso il Pizzo Marona da cui poi si deve ridiscendere per poter affrontare l'ultima salita per il Monte Zeda dal quale si gode un'ottima vista delle montagne circostanti e, verso Sud, del Lago Maggiore. 

Vetta del Monte Zeda
Ritorno per la stessa via. Il sentiero, molto facile fino al Rifugio Pian cavallone diventa poi maggiormente impegnativo sia in termini di fatica che di difficoltà tecniche: ci sono anche alcuni tratti attrezzati, ma si deve riconoscere che danno più che altro un aiuto psicologico per affrontare con più sicurezza alcuni punti. Le difficoltà sono più che altro di natura fisica dato che i continui saliscendi determinano un dislivello finale complesivo in salita di quasi 1600 metri.

venerdì 7 settembre 2012

Seregno mangia bene

Tutti questi sforzi per controllare quello che mangiamo e fare una spesa critica ed informata e poi basta una serata fuori casa per perdere il controllo su tutto: sul cibo, sull'impatto ambientale, sulla nostra salute !

Ma qualcosa possiamo fare anche quando andiamo a cena fuori.

Volevo parlare oggi di due realtà molto interessanti che, casualmente, hanno preso vita nello stesso paese, a Seregno, una cittadina nel cuore della Brianza.


Bistrot, Cafè, Store di Seregno
La Taste - Il Bistrò, Cafè e Store di Seregno (MB)


La prima è La Taste, un locale che è ristorante, ma anche Cafè-Bar e persino negozio di alimentari: in tre aree diverse dello stesso spazio infatti trovano posto diversi tipi di servizi che permettono, in un unico locale, di fare la spesa, prendere un caffè, cenare o magari ascoltare della buona musica: in alcune serate infatti la musica jazz dal vivo rende ancora più speciali i sapori proposti a La Taste.
Già, i sapori: perchè in questo locale il cibo è di qualità superlativa: vengono serviti principalmente cibi di stagione e a Km 0, il pane è di pasta madre (ottimo), l'acqua naturale (di rubinetto) è servita in ecosostenibili e riutilizzabili bottiglie di vetro.
Sugli scaffali del negozio si trova la stessa qualità. I 5 amici fondatori di La Taste, laureati in scienze Gastronomiche, acquistano direttamente dai produttori locali, prediligono la filiera corta e riducono il trasporto. Portano a tavola una nuova cultura del cibo, ecosostenibile e fondata sulla qualità.
Il senso del gusto rivive. E rinascono sapori ormai dimenticati.


Gelateria Seregno
L'albero dei gelati - La gelateria di Seregno, Barlassina e Cogliate (MB)


Un pò come rinasce il vero gusto del gelato naturale all' Albero dei Gelati, gelateria di Seregno, ma anche di Barlassina e Cogliate (Brianza). I gelati vengono prodotti utilizzando uova biologiche e latte biologico della Valtellina. Anche in questo caso gli ingredienti vengono acquistati direttamente da chi li produce e viene privilegiata la filiera corta e i prodotti a km 0.
Nascono così gelati buoni e sani: infatti non vengono aggiunti coloranti, nè grassi vegetali idrogenati, nè aromi artificiali, nè addensanti artificiali, tutti ingredienti che invece purtroppo si ritrovano spesso nei gelati prodotti in modo industriale (ed a volte anche nelle gelaterie artigianali). Il risultato è un gelato dal gusto unico. A impreziosire il tutto un locale grazioso e la scelta di utilizzare vaschette, bicchieri e cucchiaini in materiale biodegradabile al 100% a base di amido di mais.

Per una serata fuori diversa ed ecosostenibile.

Per una serata all'insegna del piacere, del gusto e della salute.

mercoledì 5 settembre 2012

Traversata del Brenta - Un trekking irripetibile

Ebbene normalmente quando parlo dei trekking, mi limito a fare una descrizione dei percorsi, indico una scheda tecnica con dislivelli, difficoltà, tempi di percorrenza etc. Questa volta no.
Questa volta no perchè il trekking che ho fatto per attraversare parte del Gruppo Dolomitico di Brenta rientrava in un rituale chiamato addio al celibato.
Ma soprattutto perchè questo trekking, effettuato con 5 amici, è stato fatto in condizioni divenute quasi estreme a causa del meteo che ha trasformato una semplice camminata in una prova di forza estrema.

Siamo io, Giuseppe, Luca, Gianluca, Martino e Giovanni.
Ed è da qualche giorno che scrutiamo il meteo, studiamo i percorsi delle nuvole sui satelliti, incrociamo i dati di meteo.it, ilmeteo, meteotrentino e persino smhi (swedish weather) mentre facciamo le nostre danze del sole. Tutto inutile. Quando arriviamo a Madonna di Campiglio, il venerdì sera, piove a dirotto. Fa niente, siamo speranzosi che domani sarà meglio. Confidiamo nelle schiarite e con allegria brindiamo alla nostra salute nell'unico pub della valle aperto fino a tarda notte. Alloggiamo a Darè, nel Bed and Breakfast della "Signora", ovvero "La Gioconda", un'ex insegnante di educazione fisica che ha vissuto in Grecia ma che voleva fare la Guida Alpina. Quando apprende che la nostra destinazione è il Rifugio Pedrotti, nel bel mezzo delle Dolomiti di Brenta ci riempie di brioches da portare con noi, ma ci ricorda anche che: "se non ce la fate... tornate qui e vi faccio le tagliatelle con i funghi". Perchè non dovremmo farcela? Forse perchè quando ci svegliamo fuori piove a dirotto ed il meteo è passato dalle ottimistiche schiarite alla più pessimistica delle previsioni: possibilità di precipitazioni = 98% !
Decidiamo di temporeggiare un pò. Il cielo grigio spegne gli entusiasmi e ci spinge a sorbire un thè caldo in un bar di Madonna di Campiglio (o era un bar di Milano?). Ma la montagna, dietro le nubi, ci chiama ed il suo richiamo è irresistibile. Nonostante tutto siamo qui, e abbiamo voglia di camminare. Prendiamo dunque la cabinovia Grostè che ci fa fare uno sbalzo di 800-900 m portandoci a quota 2400 (Rifugio Stoppani...o era un bar di Milano?). Qui la sorpresa ci attende: 30 cm di neve ricoprono tutto: il grigio del cielo ed il bianco della terra si confondono in un unicum indefinito. Il sentiero è una piccola scia di passetti sulla neve di qualche coraggioso che ci ha preceduto.
E' il momento di osare. 6 amici si trasformano in 6 eroi. E la tormenta viene affrontata. Pochi passi ed il sentiero sparisce. E ora? Torniamo indietro sui nostri passi, bussola alla mano e cartina. Le mani sono già congelate. I piedi lo stesso. Siamo già zuppi dopo 10 minuti. Ma ritroviamo il sentiero: e allora via. Verso l'ignoto. Dopo un'ora di cammino per lo più in discesa il cielo si schiarisce e ci permette di arrivare al rifugio Tuckett camminando per un quarto d'ora senza neve.

Dolomiti di Brenta
Rifugio Tuckett
 Ma, dopo aver azzannato un panino, uscendo dal rifugio, è di nuovo temporale. E allora mantelle e via per un nuovo tratto sotto l'acqua mista a neve. Qualcuno parla di sociopatia. Qualcuno inizia a pensare: "ma cosa diavolo stiamo facendo?" Ma la montagna, la splendida montagna ripaga sempre, e al primo squarcio nel cielo, ecco che appare in tutta la sua maestosità dolomitica facendosi strada con i suoi picchi acuminati tra le nubi. Arriviamo al rifugio Brentei.

Dolomiti di Brenta
Rifugio Brentei

Infine ci attende una lunga salita con tanto di attraversamento di un nevaio.

Dolomiti di Brenta
Nevaio verso il RIf Pedrotti

E quindi l'agognato traguardo: il rifugio Pedrotti.

Dolomiti di Brenta
Dal Rifugio Pedrotti
Giovanni è sofferente ad un ginocchio. Io e Giuseppe ci smezziamo una doccia gelida. Luca, al rifugio, ha uno svarione e rischia il collasso. Ciononostante siamo tutti qui, in questo rifugio, a brindare la fine di un'era: 34 anni di celibato che stanno per terminare. Una partita a Solo ed un pensiero alle ragazze che, forse su un altro pianeta, chissà cosa stanno combinando.
Quando ci svegliamo nei nostri letti, il giorno dopo, nulla sembra essere cambiato: dalla finestra si vede un solo colore: il grigio. Il rifugio è infatti letteralmente avvolto da una nube apparentemente infinita. Ma fortunatamente non piove (nè nevica): anzi, la neve caduta finora, si sta sciogliendo. Sono segnali positivi: ed eccoci allora, ripresi gli scarponi e l'attrezzatura, armati di nuova pazienza, ad affrontare un nuovo giorno.
Dopo una mezzora di cammino, è pura meraviglia: il sole squarcia le nubi e ci regala dei colori mozzafiato illuminando un panorama mattutino di rocce bianche, erba verde e tratti di cielo blu.

Dolomiti di Brenta
Lungo il sentiero Osvaldo Orsi

I cuori si rallegrano ed è incontenibile emozione quando sotto i nostri occhi appare un gruppo di camosci che sembra festeggiare il ritorno del sole !

Dolomiti di Brenta
Camosci
Il cammino è ora molto più piacevole: il sentiero Osvaldo Orsi, che ci permette di tornare al punto di partenza effettuando un giro ad anello, è di una bellezza incomparabile, con alcuni passaggi attrezzati facili e divertenti, in mezzo a scenari mozzafiato.

Dolomiti di Brenta
Parte attrezzata del sentiero Osvaldo Orsi

Ma una passeggiata non può andare giù liscia. Qualcosa deve accadere. Ed ecco allora che, mentre ci godiamo una meritata pausa, un boato squarcia l'aria, seguito da un intenso rumore di sassi che rotolano. Una frana. corriamo tutti senza sapere dove andiamo. Solo Luca, montanaro saggio, ci ammonisce: dove correte? Dove correte che non vediamo da dove arriva? Per fortuna non vediamo dove arriva e non lo vedremo mai perchè il rumore si interrompe e vediamo rotolare verso la nostra direzione solo alcuni piccoli ed innocui sassi.
Riprendiamo la salita ed arriviamo alla Bocchetta di Tuckett, punto in cui i nostri eroi si dividono: Luca ed il sottoscritto decidono di affrontare la Ferrata del Benini per arrivare direttamente al Grostè, mentre gli altri scelgono la strada normale attraverso la vedretta di Tuckett per raggiungere il rifugio omonimo e, da quest'ultimo, il Grostè.
La ferrata del Benini è semplice: solo alcune scale. Il problema è in cima, a quota 2500 infatti, la neve copre il sentiero e perdersi diventa quasi scontato. Ma Luca, montanaro saggio, riesce a vedere ometti ovunque, sa usare bussola e cartina e ritrova la strada. Il percorso, dopo un pò, diventa tutto in cresta, con interessantissimi passaggi attrezzati tra pareti a picco. Il lungo giro finisce allo scempio del Grostè, rifugio contornato da piste da sci con tanto di cannoni spara neve che fanno capire quanto poco rispetto l'uomo abbia della natura.
Eppure la tormenta di neve, la pioggia, i camosci, la frana e la bellezza incomparabile del percorso che abbiamo affrontato ci fa capire quanto rispetto invece sarebbe dovuto a questa natura così bella e così forte che ci fa capire quanto è fragile il nostro equilibrio sulla terra.
E' stata una due giorni bellissima, nonostante tutto. C'era la montagna e c'erano gli amici. Che altro?


Scheda tecnica

Tappe
Rif Stoppani al Grostè (2437 m slm) – Rif Tuckett (2272 m slm) - Rif Maria e Alberto al Brentei (2182 m slm) - Rif Tommaso Pedrotti (2439 m slm) – Bocca del Tuckett (2647 m slm) – Rif Stoppani

Dislivello complessivo
Circa 1000 m

Difficoltà
Da Rif Stoppani a Rif Brentei: E
Da Rif. Brentei a Rif Pedrotti: EE
Da Rif Pedrotti a Bocca di Tuckett: EEA
Da Bocca di Tuckett a Rif Stoppani: EEA (via ferrata)

Cartina Kompass
n° 73 Dolomiti di Brenta

Tempo di percorrenza
Primo giorno (Rif Stoppani -. Rif Pedrotti): circa 5 ore
Secondo giorno (Rif Pedrotti – Rif Stoppani): circa 6 ore