mercoledì 5 settembre 2012

Traversata del Brenta - Un trekking irripetibile

Ebbene normalmente quando parlo dei trekking, mi limito a fare una descrizione dei percorsi, indico una scheda tecnica con dislivelli, difficoltà, tempi di percorrenza etc. Questa volta no.
Questa volta no perchè il trekking che ho fatto per attraversare parte del Gruppo Dolomitico di Brenta rientrava in un rituale chiamato addio al celibato.
Ma soprattutto perchè questo trekking, effettuato con 5 amici, è stato fatto in condizioni divenute quasi estreme a causa del meteo che ha trasformato una semplice camminata in una prova di forza estrema.

Siamo io, Giuseppe, Luca, Gianluca, Martino e Giovanni.
Ed è da qualche giorno che scrutiamo il meteo, studiamo i percorsi delle nuvole sui satelliti, incrociamo i dati di meteo.it, ilmeteo, meteotrentino e persino smhi (swedish weather) mentre facciamo le nostre danze del sole. Tutto inutile. Quando arriviamo a Madonna di Campiglio, il venerdì sera, piove a dirotto. Fa niente, siamo speranzosi che domani sarà meglio. Confidiamo nelle schiarite e con allegria brindiamo alla nostra salute nell'unico pub della valle aperto fino a tarda notte. Alloggiamo a Darè, nel Bed and Breakfast della "Signora", ovvero "La Gioconda", un'ex insegnante di educazione fisica che ha vissuto in Grecia ma che voleva fare la Guida Alpina. Quando apprende che la nostra destinazione è il Rifugio Pedrotti, nel bel mezzo delle Dolomiti di Brenta ci riempie di brioches da portare con noi, ma ci ricorda anche che: "se non ce la fate... tornate qui e vi faccio le tagliatelle con i funghi". Perchè non dovremmo farcela? Forse perchè quando ci svegliamo fuori piove a dirotto ed il meteo è passato dalle ottimistiche schiarite alla più pessimistica delle previsioni: possibilità di precipitazioni = 98% !
Decidiamo di temporeggiare un pò. Il cielo grigio spegne gli entusiasmi e ci spinge a sorbire un thè caldo in un bar di Madonna di Campiglio (o era un bar di Milano?). Ma la montagna, dietro le nubi, ci chiama ed il suo richiamo è irresistibile. Nonostante tutto siamo qui, e abbiamo voglia di camminare. Prendiamo dunque la cabinovia Grostè che ci fa fare uno sbalzo di 800-900 m portandoci a quota 2400 (Rifugio Stoppani...o era un bar di Milano?). Qui la sorpresa ci attende: 30 cm di neve ricoprono tutto: il grigio del cielo ed il bianco della terra si confondono in un unicum indefinito. Il sentiero è una piccola scia di passetti sulla neve di qualche coraggioso che ci ha preceduto.
E' il momento di osare. 6 amici si trasformano in 6 eroi. E la tormenta viene affrontata. Pochi passi ed il sentiero sparisce. E ora? Torniamo indietro sui nostri passi, bussola alla mano e cartina. Le mani sono già congelate. I piedi lo stesso. Siamo già zuppi dopo 10 minuti. Ma ritroviamo il sentiero: e allora via. Verso l'ignoto. Dopo un'ora di cammino per lo più in discesa il cielo si schiarisce e ci permette di arrivare al rifugio Tuckett camminando per un quarto d'ora senza neve.

Dolomiti di Brenta
Rifugio Tuckett
 Ma, dopo aver azzannato un panino, uscendo dal rifugio, è di nuovo temporale. E allora mantelle e via per un nuovo tratto sotto l'acqua mista a neve. Qualcuno parla di sociopatia. Qualcuno inizia a pensare: "ma cosa diavolo stiamo facendo?" Ma la montagna, la splendida montagna ripaga sempre, e al primo squarcio nel cielo, ecco che appare in tutta la sua maestosità dolomitica facendosi strada con i suoi picchi acuminati tra le nubi. Arriviamo al rifugio Brentei.

Dolomiti di Brenta
Rifugio Brentei

Infine ci attende una lunga salita con tanto di attraversamento di un nevaio.

Dolomiti di Brenta
Nevaio verso il RIf Pedrotti

E quindi l'agognato traguardo: il rifugio Pedrotti.

Dolomiti di Brenta
Dal Rifugio Pedrotti
Giovanni è sofferente ad un ginocchio. Io e Giuseppe ci smezziamo una doccia gelida. Luca, al rifugio, ha uno svarione e rischia il collasso. Ciononostante siamo tutti qui, in questo rifugio, a brindare la fine di un'era: 34 anni di celibato che stanno per terminare. Una partita a Solo ed un pensiero alle ragazze che, forse su un altro pianeta, chissà cosa stanno combinando.
Quando ci svegliamo nei nostri letti, il giorno dopo, nulla sembra essere cambiato: dalla finestra si vede un solo colore: il grigio. Il rifugio è infatti letteralmente avvolto da una nube apparentemente infinita. Ma fortunatamente non piove (nè nevica): anzi, la neve caduta finora, si sta sciogliendo. Sono segnali positivi: ed eccoci allora, ripresi gli scarponi e l'attrezzatura, armati di nuova pazienza, ad affrontare un nuovo giorno.
Dopo una mezzora di cammino, è pura meraviglia: il sole squarcia le nubi e ci regala dei colori mozzafiato illuminando un panorama mattutino di rocce bianche, erba verde e tratti di cielo blu.

Dolomiti di Brenta
Lungo il sentiero Osvaldo Orsi

I cuori si rallegrano ed è incontenibile emozione quando sotto i nostri occhi appare un gruppo di camosci che sembra festeggiare il ritorno del sole !

Dolomiti di Brenta
Camosci
Il cammino è ora molto più piacevole: il sentiero Osvaldo Orsi, che ci permette di tornare al punto di partenza effettuando un giro ad anello, è di una bellezza incomparabile, con alcuni passaggi attrezzati facili e divertenti, in mezzo a scenari mozzafiato.

Dolomiti di Brenta
Parte attrezzata del sentiero Osvaldo Orsi

Ma una passeggiata non può andare giù liscia. Qualcosa deve accadere. Ed ecco allora che, mentre ci godiamo una meritata pausa, un boato squarcia l'aria, seguito da un intenso rumore di sassi che rotolano. Una frana. corriamo tutti senza sapere dove andiamo. Solo Luca, montanaro saggio, ci ammonisce: dove correte? Dove correte che non vediamo da dove arriva? Per fortuna non vediamo dove arriva e non lo vedremo mai perchè il rumore si interrompe e vediamo rotolare verso la nostra direzione solo alcuni piccoli ed innocui sassi.
Riprendiamo la salita ed arriviamo alla Bocchetta di Tuckett, punto in cui i nostri eroi si dividono: Luca ed il sottoscritto decidono di affrontare la Ferrata del Benini per arrivare direttamente al Grostè, mentre gli altri scelgono la strada normale attraverso la vedretta di Tuckett per raggiungere il rifugio omonimo e, da quest'ultimo, il Grostè.
La ferrata del Benini è semplice: solo alcune scale. Il problema è in cima, a quota 2500 infatti, la neve copre il sentiero e perdersi diventa quasi scontato. Ma Luca, montanaro saggio, riesce a vedere ometti ovunque, sa usare bussola e cartina e ritrova la strada. Il percorso, dopo un pò, diventa tutto in cresta, con interessantissimi passaggi attrezzati tra pareti a picco. Il lungo giro finisce allo scempio del Grostè, rifugio contornato da piste da sci con tanto di cannoni spara neve che fanno capire quanto poco rispetto l'uomo abbia della natura.
Eppure la tormenta di neve, la pioggia, i camosci, la frana e la bellezza incomparabile del percorso che abbiamo affrontato ci fa capire quanto rispetto invece sarebbe dovuto a questa natura così bella e così forte che ci fa capire quanto è fragile il nostro equilibrio sulla terra.
E' stata una due giorni bellissima, nonostante tutto. C'era la montagna e c'erano gli amici. Che altro?


Scheda tecnica

Tappe
Rif Stoppani al Grostè (2437 m slm) – Rif Tuckett (2272 m slm) - Rif Maria e Alberto al Brentei (2182 m slm) - Rif Tommaso Pedrotti (2439 m slm) – Bocca del Tuckett (2647 m slm) – Rif Stoppani

Dislivello complessivo
Circa 1000 m

Difficoltà
Da Rif Stoppani a Rif Brentei: E
Da Rif. Brentei a Rif Pedrotti: EE
Da Rif Pedrotti a Bocca di Tuckett: EEA
Da Bocca di Tuckett a Rif Stoppani: EEA (via ferrata)

Cartina Kompass
n° 73 Dolomiti di Brenta

Tempo di percorrenza
Primo giorno (Rif Stoppani -. Rif Pedrotti): circa 5 ore
Secondo giorno (Rif Pedrotti – Rif Stoppani): circa 6 ore

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