mercoledì 20 novembre 2013

Olio di palma ? No, grazie

Circa un quarto delle foreste Indonesiane è andato distrutto tra il 2009 ed il 2011.
Un dato di una gravità inaudita, dato che comporta una delle più pesanti perdite di biodiversità mondiale, associate ad un'elevato rilascio di gas serra.
Il motivo della deforestazione è tanto inquietante quanto lo scoprire la nostra parte di responsabilità in questa storia. La foresta infatti viene distrutta per lasciare spazio ad enormi monocolture di palma da olio, dalla quale si ricava un tipo di olio vegetale che viene utilizzato in cosmesi, come anche nell'industria alimentare. Noi, inconsapevoli acquirenti di prodotti contenenti olio di palma, abbiamo dunque contribuito a questa enorme perdita ecologica, anche comprando, a volte, prodotti biologici. L'olio di palma è infatti presente in moltissimi prodotti biologici dai crackers alle fette biscottate, dai biscotti alle merendine. 

Cambiare è possibile?
La risposta è nelle etichette dei prodotti che acquistiamo. Per evitare di acquistare prodotti fatti con olio di palma, è necessario fare attenzione sia alle confezioni ove la sua presenza è chiaramente esplicitata, sia alle confezioni sulle quali campeggia una più generica scritta: oli vegetali (o grassi vegetali). Spesso infatti l'olio di palma si cela proprio dietro tale scritta.

Grassi vegetali
Olio vegetale, grassi vegetali o olio vegetale di palma sono le possibili diciture sulle etichette che indicano la presenza di olio di palma nei prodotti


Due link per approfondire questo argomento qui e qui

giovedì 7 novembre 2013

Valore e prezzo del cibo

Sto leggendo con estremo interesse il libro "Terra Madre" di Carlo Petrini, che affronta il tema della ecosostenibilità a tavola. Sono fortemente convinto che la questione alimentare sia di una fondamentale importanza per la salvaguardia del pianeta ed è per questo che suggerisco la lettura del libro.

Il libro di Carlo Petrini
Il libro di Terra Madre (Slow Food Editore)


Tra i brani più interessanti  riporto quelli che ci indicano come non farci mangiare dal cibo: per capire che non si tratta di un paradosso, vi invito a leggere di seguito le parole dell'autore:

"Un luogo comune che ha trionfato con il trionfare del consumismo, è il pregiudizio che riguarda il prezzo del cibo: ciò che mangiamo deve costare poco, il meno possibile. E' naturale che all'interno di un mercato si prediliga il prodotto che costa meno, ma lo si dovrebbe fare a parità di qualità, o potendo comunque scegliere un livello di qualità adatto alle proprie esigenze. Tuttavia per il cibo non è più così: deve costare poco e basta. Sono sufficienti pochi centesimi di aumento del prezzo di verdure o pasta, per riempire i giornali di reazioni indignate. La gente però non protesta allo stesso modo se i conti correnti in banca o le tariffe telefoniche sono più care, o se una chiamata all'antennista ci fa spendere l'equivalente di una cena per due persone al ristorante.
Questo è il risultato prodotto dalla trasformazione del cibo in un bene di consumo spogliato di tutti i suoi valori materiali, culturali e spirituali. Il denaro ha soppiantato nettamente altri valori per diventare l'ambito segreto della felicità.
Così non si produce più il cibo per mangiarlo, ma per venderlo. Il prezzo diventa la principale, se non l'unica, discriminante per la scelta.
Sottoporre il cibo a queste leggi crea un'omologazione dei prodotti che tende a ridurre la biodiversità e favorisce le monocolture dannose per l'ambiente.
La totale mercificazione del cibo è il segno della degenerazione di valori nella società. E' necessario capire che ci sono pratiche di valore, che magari non sono convenienti in termini monetari - come fare la conserva in casa - perchè ci costerebbe sicuramente meno comprarla già fatta - ma che ci fanno guadagnare dal punto di vista della convivialità, della gratificazione personale, del servizio alla comunità, della salvaguardia dell'ambiente, in una parola: del benessere.
In nome della religione del denaro abbiamo creato immani disastri: il cibo spogliato del suo significato autentico finisce con il mangiarci. Privato di valori culturali, sociali, ambientali, il cibo da oggetto di attenzione, di cura, di orgoglio - da vera risorsa - diventa un mostro che devasta le campagne dal punto di vista sociale ed ecologico, che crea iniquità ovunque. Lo si può sprecare con noncuranza e ci lascia infine soli nell'incertezza.
[...]
L'industrializzazione spinta del settore agroalimentare relega la qualità in secondo piano rispetto a quantità, produttività, omogeneizzazione dei prodotti e serialità spinta. Ma la natura è il contrario di tutto questo. La natura è complessità, indeterminatezza, diversità, multifunzionalità.
Negli ultimi 100 anni c'è stata una gravissima riduzione della biodiversità a favore dell'omologazione.
Negli ultimi anni l'uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi è aumentato in maniera esponenziale. Questi prodotti, estranei al ciclo naturale, a lungo andare, compromettono la fertilità dei suoli fino ad ucciderli: il terreno è una cosa viva e noi lo stiamo letteralmente ammazzando. Crediamo di pagare poco il cibo, ma paghiamo un prezzo caro e occulto, sia in termini ecologici, per la capacità futura della Terra di produrre cibo, sia per la qualità della nostra vita e della nostra salute e anche nei confronti delle generazioni future. Il prezzo basso del cibo non soltanto impoverisce il suo valore, ma nasconde dentro di sè tutto ciò che stiamo facendo alla Terra.
Prima o poi qualcuno dovrà pagare e alla fine saranno proprio i "consumatori", convinti oggi di fare un affare spendendo poco per mangiare."

Biscotti allo zenzero felisiani

Propongo oggi una ricetta sperimentata da Marco, un amico già apparso da queste parti quando si parlava del quartiere ecosostenibile di Stoccolma Hammarby

Essendo un appassionato di Stoccolma e di Svezia non poteva che proporre una ricetta similsvedese (i biscotti della sua ricetta ricordano infatti i pepparkakor scandinavi) riadattata però ai gusti italiani.


Ingredienti

Farina 00 :                     200 gr
Zucchero:                      100 gr
Burro:                           100 gr
Uova:                             1
Lievito vanigliato:           1/2 bustina 
Zenzero in polvere:           1 cucchiaino 
Cannella in polvere:        1/2 cucchiaino

Procedimento

  • Mescolare farina, uovo, zucchero, lievito, cannella e zenzero e amalgamare bene
  • Aggiungere il burro ammorbidito
  • Aggiungere farina finchè l'impasto non risulti più appiccicoso
  • Fare una palla con l'impasto e far riposare in frigo per 30 minuti
  • Stendere la pasta dello spessore di un dito
  • Ricavare le forme dei biscotti preferite
  • Infornare a 160° per 20 minuti (forno non ventilato)



pepparkakor
Biscotti allo zenzero felisiani
Buona merenda a tutti !